giovedì 12 febbraio 2015

TACCHETTO 12 - CAPITOLO 8: ESCURSIONE SUL VULCANO

L'ottavo capitolo del romanzo d'appendice "Tacchetto 12" che narra le vicende di una squadra di calcio gay. Enjoy :)

8
ESCURSIONE SUL VULCANO



La vetta bianca dell'Etna contrastava col cielo terso e azzurrastro di febbraio. Dopo le lunghe e assillanti piogge adesso il sole risplendeva in tutto il suo calore.
Il gruppo si era spinto fino in cima per un'escursione. L'intento di Cesare era quello di sfruttare la gita per un allenamento di resistenza. Già la scalata sarebbe stato un esercizio abbastanza faticoso, avrebbero poi improvvisato degli esercizi sulla neve.
Si erano dati appuntamento davanti il Rifugio Sapienza, un edificio che fungeva da hotel e ristorante, costruito prima della seconda guerra mondiale per le milizie e durante gli anni più volte attaccato dalle colate laviche.
Alessandro e Antonio erano partiti insieme, portando con sé Davide che aveva chiesto un passaggio. In auto Alessandro era stato un po' taciturno, lasciando Antonio perplesso mentre Davide si era mostrato socievole come al solito.
Fabrizio si era fatto trovare già lì al loro arrivo. Solo con se stesso, aveva voluto godere della pace di quel luogo a mattino così presto per respirarne l'aria frizzantina, mentre il popolo etneo riposava ancora alle pendici del vulcano.
Cesare e Manolo furono gli ultimi ad arrivare. Quel mattino Manolo era stato più lento del solito nel prepararsi, facendo innervosire il suo fidanzato che odiava arrivare in ritardo. Sembrava quasi stesse venendo controvoglia a quell'appuntamento e Cesare cominciò a domandarsi se si fosse già stufato del progetto. Ormai lo conosceva abbastanza e sapeva che era capace di mollare con troppa superficialità delle nuove iniziative. Era stata una sua preoccupazione sin dall'inizio. Eppure ogni volta che si trovavano in campo per gli allenamenti lo vedeva dedicarsi con dedizione al gioco. La cosa lo spiazzava a tal punto che preferiva non dire nulla per evitare di innescare la miccia.
«Buongiorno ragazzi» fece Cesare non appena scese dall'auto, ma il gruppo rispose quasi controvoglia. Si chiese che fosse successo in sua assenza. Sembravano seccati, pensò fosse dovuto al ritardo e si scusò.
Manolo scese dall'auto e senza nemmeno salutare si avviò verso di loro con lo stesso atteggiamento stanco e rassegnato. Cesare venne preso dall'ansia e cominciò a pensare che tutto il progetto sarebbe sfumato ancor prima di concretizzare qualcosa di importante.
Per cercare di rompere il ghiaccio che sembrava aver avvolto non solo la cima del vulcano ma anche i loro cuori, propose subito una corsa di riscaldamento. L'aria rarefatta rendeva più complicato respirare e gli sforzi erano quindi intensificati. Il freddo poi, pur con le tute da neve che impedivano i movimenti, avrebbe intaccato le muscolature, in quel modo avrebbero così determinato anche il grado di resistenza muscolare di ciascuno.
Mentre si allenavano Fabrizio aveva dato dimostrazione di essere di certo l'elemento più valido in fatto di tempra. Ma Cesare non disse nulla, per non innalzarlo rispetto agli altri scoraggiando questi ultimi.
Dopo la corsa, mentre facevano gli stiramenti, Antonio si avvicinò ad Alessandro che per tutta la mattina era stato freddo con lui e poggiandosi sulla sua spalla bisbigliò al suo orecchio.
«L'altro giorno, per Sant'Agata, Fabrizio mi ha detto di non essere gay» gli riferì sottovoce creando piccole nubi di fiato bianco.
«Seee figurati» rispose scettico Alessandro, «Sarà un represso. Si vede da come cercava di scappare da noi. Che scemo.»
«Non te la prendere con lui. Mi ha raccontato un po' di cose, non credo che sia gay. Perché dovrebbe mentire? Non avrebbe senso dire di non essere gay in una squadra totalmente gay.»
«Avrebbe potuto dircelo sin dall'inizio» rispose Alessandro osservando Fabrizio con occhi diversi. «Ma Cesare lo sa? Questa squadra non doveva essere esclusivamente gay?»
Antonio lo fissò e alzò un sopraciglio.
«Come pensi di sconfiggere i pregiudizi se poi sei il primo che li perpetra?»
«Io non mi fido di uno così. Come puoi sapere che ti abbia detto la verità? Lo conosciamo appena» replicò sospettoso.
«Adesso lo conosco un po' meglio» rispose quindi Antonio seccato da tanta ostinata diffidenza.
«Dovete averne passato di tempo assieme per conoscervi così a fondo» ribatté quindi Alessandro infastidito.
«Beh, non hai fatto lo stesso con Davide?»
«Oh sì, a proposito, molto carino da parte tua lasciarmi solo con lui!» disse ironico.
«Pensavo di averti fatto un favore.»
«Cioè?»
«"Oh Davide, perché non studiamo insieme qualche volta?"» gli fece il verso.
«Cos'è la tua gelosia o invidia?»
Antonio non rispose ed entrambi, seccati, si voltarono uno da una parte e uno dall'altra senza rivolgersi più la parola.
Nel frattempo erano stati divisi in gruppi di due per aiutarsi negli esercizi. Anche Cesare si era unito al gruppo visto che erano dispari, aiutando Antonio. Mentre Fabrizio era stato assegnato ad Alessandro che lo guardava diffidente e Manolo a Davide.
«Sembriamo proprio destinati a stare assieme» disse sottovoce quest'ultimo.
«Falla finita» rispose Manolo a denti stretti. «Scordati tutto.»
«Forse dovremmo parlarne, non credi? Magari c'è un problema di fondo.»
«Non sono cazzi tuoi, pensa ad allenarti e non rompere» chiuse la conversazione guardandosi con circospezione attorno. Nessuno sembrava averli sentiti, anche perché erano distanti l'uno dall'altro circa due metri.
«Sta' tranquillo, non l'ho detto a nessuno.»
«Ci mancherebbe, ti avrei fatto a pezzi.»
Si arrampicarono per un breve tratto, poi finiti gli allenamenti andarono al rifugio a prendere qualcosa per ristorarsi. Il freddo li aveva intirizziti a tal punto che avevano i nasi rossi e le guance screpolate.
«Ci sono stati problemi in squadra?» chiese Cesare ad Antonio osservando i ragazzi mentre prendevano una cioccolata calda. «Sembrate tutti così freddi l'uno con l'altro.»
«Piccole magagne, niente di grave» rispose stirandosi la schiena per il dolore.
«Vi ho fatto penare oggi, eh?» chiese ridendo.
«Ridi ridi, se mi distruggi mi faccio pagare per nuovo.»
Al momento di tornare a casa indossarono di nuovo i giubbotti sopra le tute da neve e Fabrizio sistemò la sciarpa ad Antonio.
«Non vorrai prenderti di freddo di nuovo proprio ora che ti è passato il raffreddore?»
Antonio sorrise e aggiustandosi il cappello di lana in testa seguì i compagni di squadra.
Alessandro dietro di loro, vedendo la scena, provò un gran nervoso e stringendo i pugni fece un passo e Davide lo fermò tenendolo per la spalla.
«Lascialo perdere» gli disse, «Non vedi che non ti si fila?»
Alessandro sospirò rassegnato e si rilassò un attimo.
«Hai impegni per stasera?» gli chiese quindi sorprendendolo.
«No, direi di no» rispose Davide. «Cosa avevi in mente?»
Alessandro si strinse nelle spalle. «C'è Sanremo in tv, magari possiamo guardarlo assieme se vuoi. Lo so, non è i migliori dei programmi però...»
«No no, va bene» rispose Davide sorridendo.
Usciti dal Rifugio Sapienza quest'ultimo prese un po' di neve e la appallottolò.
«Che vuoi fare?» chiese Alessandro divertito.
«Sta' a vedere» rispose prendendo bene la mira e colpendo da lontano Antonio alla schiena. Ad Alessandro scappò da ridere e poco dopo fu colpito a sua volta da un mucchio di ghiaccio compresso in una palla.
Antonio stava ridendo di gusto. Alessandro volle allora rispondere all'attacco, ma Antonio schivò il colpo e beccò dritto dritto la faccia di Manolo. Questi ringhiò furioso e tutti, perfino Cesare, nel vederlo in quel modo scoppiarono a ridere.
Cominciò una battaglia di neve, gli animi si placarono e la squadra parve tornare per un momento quella solare e spensierata del primo incontro.


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