martedì 13 gennaio 2015

TACCHETTO 12: CAPITOLO 5 - MANOLO

A voi il nuovo capitolo del romanzo d'appendice "Tacchetto 12". E' breve, ma spero vi piaccia :)

5
MANOLO



Manolo si vestì con cura, dandosi più volte occhiate invitanti allo specchio, ammiccando con la propria immagine riflessa e mandandole baci. Si sentiva proprio bello quella sera.
Per l'incontro col gruppo di ragazzi che avrebbe costituito la squadra di calcio gay si era tirato a lucido da testa a piedi.
Faceva così per qualsiasi evento in cui aveva la possibilità di conoscere gente nuova, che fosse l'inaugurazione del nuovo locale gay in città, il pride o una semplice serata tra amici.
 Non si faceva sfuggire per nulla al mondo un'occasione per farsi notare. Il suo ragazzo non avrebbe approvato, ma poco importava. Non si spingeva mai oltre quel flirt fatto di occhiate fugaci e allusive. Un gioco intrigante. La caccia gli era sempre piaciuta. Lui era un tipo caliente, come tutti gli spagnoli.
Era nato a Madrid e si era trasferito a Catania per motivi di studio - o almeno questa era stata la scusa ufficiale, in realtà non si era lasciato sfuggire come ogni universitario l'opportunità per svignarsela di casa e da allora erano già passati sei anni. Madrid era un luogo ricco di stimoli per un ragazzo come lui, ma ormai gli sembrava di conoscerla tutta. Proprio tutta. Così aveva cercato nuovi terreni fertili e lì a Catania si era trovato in paradiso.
I maricones lì abbondavano che era una bellezza. Ma si era fidanzato presto, poco dopo essersi trasferito, così ormai la caccia si era limitata a quegli sguardi ricchi di lussuria.
Era un giovane avvenente, per cui i ragazzi non mancavano mai di provarci con lui. Era alto, snello, dai capelli scuri e la pelle olivastra, occhi verdi e penetranti, ma in qualche modo cattivi all'apparenza.
Cacciare era stato in passato il suo scopo primario. Fino a qualche anno prima i suoi desideri non erano ancora ben definiti. Aveva cominciato l'università senza però essere cosciente della scelta. Non sapeva cosa sarebbe stato della sua vita, non aveva progetti né ambizioni, divertirsi era tutto ciò che gli importava.
Poi la rivelazione era arrivata, all’improvviso, durante le Olimpiadi LGBT del 2008, come erano stati comunemente definiti gli Eurogames di Barcellona. Quel giorno avrebbero giocato anche i King Kickers, una squadra di Milano che era andata per rappresentare l'Italia.
Manolo era andato più per attraccare che per spirito sportivo - seppure lo sport non gli fosse mai dispiaciuto e lo praticasse regolarmente - e per l’occasione aveva indossato laccetti, calzini e bandana rainbow. Giusto perché a nessuno sfuggisse che era gay.
Ai botteghini c’era una manada di persone che aspettavano con impazienza di poter entrare. Lui fortunatamente si era risparmiato l’agonia di quel caldo asfissiante acquistando i biglietti in prevendita.
Per entrare la gente spingeva, quasi non vi fosse più spazio sulle gradinate e in effetti entrando la confusione era parecchia. Sgomitando era riuscito a trovare posto - anche se sarebbe rimasto in piedi per buona parte del tempo.
Quando iniziò la prima partita di calcio la tribuna scoppiò in applausi e cori di incitamento, mentre una ragazza dall’altoparlante annunciava l’entrata dei giocatori in campo.
Al fischio dell’arbitro la partita ebbe inizio e pareva già uno scontro accanito mentre Manolo saltava sugli spalti e seguiva gli spostamenti dei giocatori con un’attenzione maniacale.
Si era reso conto di non essere l'unico a essere tanto preso. Vicino a lui un ragazzo alto, dai capelli castani e dal volto intrigante aveva gli occhi incollati sul campo. Quando vedeva uno degli attaccanti a tiro della porta si portava le mani alla bocca, spalancava gli occhi e si mordeva la punta delle dita. Lo fece sorridere. Poi, a seconda che la squadra segnasse o meno, mandava un lamento di sgomento o di esultanza e se era davvero entusiasta abbracciava perfino il tifoso che aveva a fianco, seppure fosse uno sconosciuto. E così aveva fatto con lui. Ogni volta che la squadra segnava si agitava come un ossesso e urlava di gioia.
Dopo quell'abbraccio di vittoria si erano messi a commentare la partita in spagnolo, seppure il ragazzo - che era andato lì proprio per tifare i King Kickers - fosse italiano. E questi gli fece notare l'importanza di un tale evento. Pur trattandosi di gare sportive, esse erano qualcosa di più, era un modo per mostrarsi al mondo, per far saltare all'occhio il fatto che tutti siamo uguali. La cosa poteva avere una certa influenza nella società e nella politica.
Una volta terminati i giochi si incamminarono per le strade di Barcellona. Entrambi erano forestieri in quella città e non sarebbero rimasti molto per poterne godere assieme le bellezze. Manolo doveva tornare a Madrid e il ragazzo - che era appunto italiano - doveva tornare nella sua amata Sicilia.
Manolo non avrebbe mai creduto che di lì a qualche tempo quel ragazzo sarebbe diventato la sua relazione più importante. Quella sera avrebbero cenato assieme, si sarebbero scambiati i contatti e avrebbero iniziato un'amicizia online che presto si sarebbe trasformata in qualcosa di più.
Arrivati alla stazione di Barcellona Sants si salutarono calorosamente, ripromettendosi di sentirsi presto.
«È stato un piacere conoscerti Manolo.»
«Anche per me. Ci sentiamo presto Cesare.»


#FabDraka #GayCalcio #Tacchetto12

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